F.A.Q Parigine - versione 3.0


"Il pedone di Montparnasse", di Claudio D.

 

Sono le otto e cinquanta del 29 Agosto 2006 e ci troviamo in Rue de Rennes in un discreto tre stelle (Royal St-Germain). L'ho trovato in offerta a 55 euro ma vale senz'altro di più.

Al momento del risveglio ho ancora negli occhi una combinazione di immagini vagamente mistiche. Ieri sera c'era mia sorella in città e siamo andati a Bercy a vedere il concerto di Madonna che, nel momento più sobrio dello spettacolo, si è crocifissa sul palco. Il primo pensiero della giornata, per associazione di idee, è il seguente: non mi confesso dal 1989...

 

Come vi dicevo, mi trovo in Rue de Rennes, la strada che va dalla Tour Montparnasse alla Chiesa di St-Germain. Io adoro il sesto arrondissement. A Parigi ci sono posti fantastici un po' ovunque ma se ci fosse una versione parigina del Risiko è qui che piazzerei i miei carri armati. Lo dico a futura memoria, per quando ci spartiremo la città tra faqpariginisti. Sono finito qua da un paio di giorni, ovvero da quando mi hanno cacciato dall'appartamentino al Pont Mirabeau. Ho davanti a me l'ultima giornata a Parigi. Sarà una giornata solitaria, ho già salutato tutti quelli che se lo meritavano.

 

La mia ultima colazione ha luogo in un "francesissimo" Starbucks a Blvd Montparnasse. Ed è una colazione abbondante perché ieri sera la mia cena si è esaurita in un muffin e una pepsi, non esattamente un pasto completo.

 

Fuori piove, ma non troppo forte. Decido di andarmene al cimitero di Montparnasse, che è molto carino e semplice da girare. Jean Seberg, attrice americana che è uno dei miei personalissimi simboli di Parigi, è facilissima da trovare. Non sto ad annoiarvi con l'elenco delle celebrities, anche perché ho qualche difficoltà a relazionarmi in questi termini con un cimitero. Mi limito a dirvi di un personaggio (vivo e vegeto) che ha attirato la mia attenzione: é un tipo che passa tra i vialetti con una specie di bazooka in mano. Ogni tanto preme un pulsante e fa uscire un getto d'aria potentissimo che libera il marciapiede dalle foglie cadute dagli alberi. Credo che sia il lavoro più bello del mondo.

 

Quando arrivo davanti alla tomba della famiglia Pigeons inizia a piovere piuttosto forte e decido di cercare riparo nella Tour Montparnasse, dove non salgo da una dozzina d'anni. Dal bar all'ultimo piano la vista è spettacolare e i nove euro del biglietto sono un prezzo accettabile. Una signora napoletana, guardando fuori, chiede al marito "cos'è quella cupola", fornendogli l'assist per la battuta del giorno: "I falsi invalidi".

 

Le finestre sul lato est danno su alcuni campi da tennis. Sul campo n°2 la pioggia ha formato delle enormi pozzanghere, sintomo di una superficie tutt'altro che pianeggiante. Se passate dal Club per una partitella, non fatevi fregare. Dall'altra parte, grazie a dei potentissimi cannocchiali, è possibile vedere in faccia i turisti in cima alla tour Eiffel. Non mi va di fare lo snob con la Tour Eiffel. La trovo bella. Non bella come la fontana di Trevi, certo, o come il duomo di Milano...diciamo bella come le vecchie bottiglie della Coca-Cola. Ad ogni modo, bella. Guardando delle vecchie fotografie ho scoperto che un tempo era ancora più attraente, perché aveva tanti piccoli archetti all'altezza del primo livello che le facevano da elegante gonnellino. Quegli archetti facevano una gran differenza.

 

Già che ci siamo vi dico le mie cinque vedute preferite della torre: al quinto posto metterei la veduta dal (mio) Pont Mirabeau, dal quale la si osserva da una distanza perfetta, né troppo lontana, né troppo vicina. Al quarto posto scelgo la veduta da Place de Breteuil, che è una piccola "étoile" molto interessante e poco nota al turista medio, dalla quale si ha pure una perfetta visuale della cupola dei falsi invalidi. Al terzo posto inserirei la classica visuale dal Trocadéro, che fa il suo effetto anche quando è tardissimo ed è tutto spento. La medaglia d'argento va ad un'altra visuale classica, quella dal Pont Alexandre III, preferibile alla precedente perché è una visuale obliqua, con una maggiore prospettiva. And the Oscar goes to...rullo di tamburi... al panorama che si ha dalla linea 6 della metropolitana (intendo proprio dai vagoni in movimento) quando si passa tra la stazione di Bir-Hakeim e quella di Passy. E' la migliore vista della torre per un motivo semplicissimo: non la vedi arrivare, te la ritrovi davanti all'improvviso, graziosa ed incombente.

 

Ne avete abbastanza delle impressioni dalla Tour Montparnasse? Ok, scendiamo subito.

 

Tra mezzogiorno e le due non succede niente di interessante, ma almeno non piove troppo e si può passeggiare per Boulevard Raspail, guardare i palazzi strani di Rue de la Campagne-Première, tornare verso l'albergo a prendere l'ombrello e gironzolare nelle viuzze circostanti.

 

Le agenzie immobiliari in Rue du Cherche-Midi mi fanno arrabbiare esponendo prezzi davvero troppo alti per appartamenti davvero troppo piccoli. Meglio andare a mangiare, mi dico, ma mentre mi dirigo verso Notre-Dame sono fermato da una ragazza che mi chiede se voglio partecipare a un sondaggio. Io spero che sia solo una scusa per conoscermi e accetto. Purtroppo parleremo solo di noccioline. Mi chiede un'opinione sul loro prodotto ("Fruits &Nuts", arachidi e frutta secca in un unico pacchetto). Le dico che non è male, ma che la mia risposta potrebbe essere influenzata dal fatto che sono le due e mezzo e non ho ancora pranzato: la fame è il miglior condimento, diceva Cicerone. Richiesto di un commento più tecnico, sintetizzo con un "Via l'uvetta e dentro altro sale".

 

L'ultimo pranzo alla Crêperie de Cluny comprende una "bonne femme" (è la specialità della casa, imho), una crêpe au chocolat, una birra e un caffè.

 

Segue una lunga passeggiata fino al Jardin des Plantes, sempre istruttiva per chi come me fatica a distinguere un ciclamino da un cactus. Ma il destino ha voluto che il mio ultimo giorno a Parigi sia funestato dalla pioggia. Ed allora me ne torno in albergo. Un po' di zapping: Ségolène sul primo, Ségolène sul secondo, Ségolène, Ségolène, Ségolène.... quando è troppo è troppo. Meglio svuotare il frigorifero (me ne pentirò al momento del check-out) e poi lavorare il minimo indispensabile al computer.

 

Verso le sei il tempo migliora e mi concedo un'altra passeggiata. La prima fermata è presso la Vasseillerie de Rennes, un posto che consiglio caldamente a chi sente il bisogno di portare piccoli regali al ritorno da ogni viaggio. Se il vostro budget è tra i 3 e i 20 euro a persona evitate gli orribili gift-shop lungo la senna e visitate questo negozietto (che ha anche altre boutiques gemelle in città, non ricordo dove). Dopo la sosta alla vasseillerie, vago a lungo per il quartiere assorto nei miei pensieri. C'è qualcosa che dovevo ricordarmi di fare. Ma cosa?

 

Quando arrivo in Rue du Bac mi viene in mente che è da queste parti che in "L'età dell'innocenza" (il film, naturalmente), si stabilisce la contessa Olenska . Non è che riconosca i luoghi, semplicemente mi ricordo di aver letto "rue du bac" nella sceneggiatura. Detto tra noi, proprio non mi va di tornarmene a Pisa. C'è una scena, in "The Age of Innocence", nella quale Newland dice a Ellen qualcosa come "mi hai fatto intravedere cos'è la vita vera e adesso mi chiedi di continuare a viverne una falsa. No one can endure that, nessuno può sopportare una cosa simile". Ed è più o meno come mi sento adesso.

 

La cena alla Crêperie St-André-des-Arts (da non confondere con la Crêperie des Arts, all'altro capo della stessa strada) consiste in una crêpe-tartiflette, pesantuccia ma nutriente. Una coppia di veneti accanto a me riesce nell'impresa di ordinare il "menu di mezzogiorno" alle dieci e venti di sera.

 

Ma chissà quante gaffes linguistiche avrò fatto anch'io in questi mesi senza accorgermene. Se anche voi bisticciate con l'idioma di Balzac, comunque, ecco le due cose da sapere per destreggiarsi a Parigi:

1) Dire sempre "Bonjour" e mai "Bonsoir". Anche alle tre di notte.

2) ricordarsi che "là" significa "qua". Per cui, se qualcuno vi dice "demain

je ne serai pas là", evitate di rispondergli "là où?".

 

Sono le 11 pm e ho il tempo per un'ultima birra parigina. Ci troviamo al "Great Canadian", sul Quai des Augustins, un pub che ha una caratteristica che lo rende perfetto in occasione di importanti eventi sportivi. Le vittime della maledizione "appena vado in bagno qualcuno segna" apprezzeranno questo particolare: le toilettes del "Great Canadian" sono equipaggiate con numerosi monitor LCD. Non vi perderete più neanche una rimessa laterale.

 

Durante la successiva giratina fino alla Sorbonne riesco in qualche modo a superare la malinconia della partenza. Sapete, c'è un'altra scena parigina, nel finale di "The Age of Innocence", della quale mi ricordo perfettamente: quella con Newland che, al Louvre, guarda un quadro e dice a se stesso: "Ho solo cinquantasette anni...". Io ne ho solo trenta, avrò modo di tornare in zona.

 

E' l'una di notte, ora di andare a dormire. Domattina alle sei devo essere a Orly. Ma, attendez, finalmente mi sono ricordato cos'è che dovevo assolutamente ricordarmi di fare! Devo farmi una foto... cento giorni a Parigi e non mi sono fatto neppure una foto. Vi sembra possibile? Devo assolutamente farmi una foto.

 

Fuga in albergo. Prendo la digitale. Esco immediatamente. Dove me la faccio questa foto? Vada per il vicinissimo Boulevard Montparnasse. Sono quasi le due, guardiamo di fare in fretta. Potrei chiedere a un passante di aiutarmi. Ma non mi va di fare la figura del turista... me la caverò da solo con l'autoscatto. Piazzo la macchinetta su questo ripiano... perfetto.

 

Primo tentativo. Click. Andiamo a controllare.... occhi rossi, niente. Secondo tentativo. Mentre posiziono la macchina, le luci del bar alle mie spalle, che avevo scelto come sfondo, si spengono. Annulliamo l'operazione. Terzo tentativo. Click... ancora questi maledetti occhi rossi. I miei occhi sono verdi, non rossi... verdi!! Ah, se solo avessi letto le istruzioni della fotocamera...

 

Finalmente un'idea brillante: se non guardo in camera non possono venirmi gli occhi rossi. Appoggerò la macchina fotografica su questa centralina dell'elettricità, e mi piazzerò a pochi metri, all'altezza delle strisce pedonali.... e guarderò verso la strada. Sì, farò finta di stare per attraversare.... Che idea magnifica! Guarda che sfondo suggestivo! "Bacio dell'hôtel de ville" fatti da parte, sarà questa la foto simbolo della Parigi del ventunesimo secolo! La chiamerò "Il pedone di Montparnasse"!

 

Click.