F.A.Q Parigine - versione 3.0


"Con Mia Martini e Charles Aznavour all'Olympia", di Carlo Romano

 

Era la fine del 1977. In una riunione alla Lem Audio Service System di S. Giovanni Marignano, alle porte di Cattolica, si discuteva della tournée di Mimì (Mia Martini), che sarebbe partita a breve, e nel frattempo c'era in giro Aznavour con il suo tour, che prevedeva però pochissime date.

 

Non so come, ma Bibi (Ballandi, l'impresario della Martini e di molti altri artisti) riuscì ad avere un incontro coll'impresario di Aznavour e così si decise di accoppiare i due (artisticamente) e partì il tour. Facemmo molte date in Italia. Ricordo il palasport di Bologna, poi Milano, Roma e altre ancora. Alla fine gli impresari decisero di fare l'ultima data a Parigi, all'Olympia, che all'epoca era gestita da Bruno Coquatrix.

 

Tutto qui: non fu Az a portare Mimì a Parigi, ma semplicemente si decise di concludere lì il tour.

 

E' superfluo dire che io feci i salti dall'entusiasmo quando ci dissero che andavamo a Parigi e poi all'Olympia! Az (il suo vero cognome è Aznavourian) mi piaceva da matti, specie con la sua L'Istrione, e poi un pezzo di cui non ricordo il titolo, ma le parole erano in italiano "ieri lei ecc." e la cantava anche la Berti.

 

A Parigi non ci ero mai stato e pensavo di toccare il cielo, però troppo presto mi ricordarono che ero lì per lavoro. Soprattutto le prove furono massacranti. Se Mimì era quel che era, Az non era da meno, anzi peggio. Le litigate con i musicisti erano all'ordine del giorno. Charles è un perfezionista fino all'eccesso.

 

L'unica cosa bella fu che feci amicizia con i tecnici francesi e io, che pensavo a Parigi come tutti normalmente ci possono pensare, mi trovai con loro a mangiare in certi posti dove i turisti non vanno.

 

E' vero che mi fecero vedere Parigi, ma non come immaginavo io. Piccoli bar fumosi, bettole dove si mangiava quel che passava il convento, però il fatto di essere lì mentre gli altri pagavano e io ero pagato per quello, era gratificante.

 

Ne ricordo uno dove vado ancora oggi. E' sul Canal St. Martin e quando sei dentro, ti aspetti di vedere la porta aprirsi ed entrare la Piaf, o Montand, o Gabin o altri miti di quel calibro.

 

Di tempo non ce n'era mai abbastanza. Ogni giorno bisognava cambiare qualcosa. Prove su prove per poi finalmente andare in scena e lì si apriva il cielo. Ricordo un pezzo spettacolare, "Et Maintenant" cantata a due voci. Faceva venire la pelle d'oca e devo dire che nemmeno il grande Bécaud riusciva a trasmettere la stessa

emozione.

 

Ricordo un giorno che in camerino venne Trenet. Avrei dato l'anima per sentirli cantare tutti e tre insieme!